lunedì 22 novembre 2010

Miele E Fiele

Quella mattina non ti volli svegliare. La tua bellezza sopita e scomposta mi sconvolse. Come tutte le mattine. Le tue rossicce e screpolate labbra silenti, il tuo naso arcuato, che immaginai freddo come al solito, quegli occhi socchiusi, quel respiro quieto e regolare, i lunghi capelli biondo ramato scarmigliati…irruppero nel mio animo come una cascata di miele, impetuosa, ma al contempo avvolgente, morbida, profumata e dolce, un’ambrata e solare ondata che travolse, una volta ancora, ogni mia paranoia, ogni mio dubbio…per una volta ancora, tutto questo avvenne. Ma sapevo che ormai tutto ciò non poteva più essere sufficiente: la passione, apparentemente inesauribile, ancora una volta  fu invitata a tornare nella sua stanzetta dei giochi, da dove, suppongo, provenisse. Questo miele, dolcissimo come al solito, ormai diventò indesiderabile, perché inconsistente: non poteva giustificarsi da sé, questa passione, e non poteva reggersi su alcunché. Giorno dopo giorno, questa consapevolezza, che vi fu sempre, fin da principio, volle sempre di più farsi assaporare, senza addolcimenti, senza neanche una goccia di miele.  Puro fiele, che volli sentire così come era, perché ad un certo punto mi accorsi che non fui più disposto a credere a cose che, come sospettai, non si avverarono.